Tango

Ho iniziato a prendere lezioni di tango. Sono argentino, nonostante ciò non so come fare un singolo passo che faccia pensare al tango. Ma allo stesso tempo penso che sia una delle musiche più belle che ho mai ascoltato. Mi fa piacere, mi fa impazzire; credo che questo sia un buon inizio.

I miei insegnanti sono una coppia simpatica. Lei è una ragazza catalana con i capelli ricci, molto energica. Sembra essere un’insegnante di ginnastica. È chiacchierona e, quando tutti scherziamo, a volte fa le solite imitazioni un po’ sbagliate (italianizzate?) dell’accento argentino che fanno gli stranieri. Lui, invece, è diverso. Non è esattamente una persona vecchia, però è il tipo che appare nella testa di qualunque argentino quando si parla di tango. Sempre profumatissimo, sembra essere arrivato dall’Argentina degli anni 40. Le sue maniere sono un po’ artificiali e quando lo guardo col suo costume mi viene da pensare che lui non potrebbe essere nessun’altra cosa se non un uomo di tango. Parla abbastanza, ma sembra cercare la parola giusta nel momento giusto. Secondo lui ci sono tre modi di ballare il tango, secondo la musica di tre autori: D’Arienzo, Di Sarli e Pugliese. Ha parlato anche dei nuovi musicisti e mi sono sorpreso che lui sia così aperto a tutto quello che si fa oggi. Ho ricordato i tempi in cui Piazzolla era considerato un traditore del tango. Mi sa che ormai ne siamo proprio lontani.

Quando ha detto che ci dobbiamo rendere conto che nella danza “meno è più” ho capito che lui ha un concetto della danza perfetto per me. Non ho voglia di fare movimenti spettacolari, né di aggiungere ornamenti. Mi piacerebbe semplicemente diluirmi nella musica.

Esteban, Barcelona – Spagna