Qualche giorno fa ho letto il libro scritto da mio zio, il fratello maggiore di mia mamma. Il libro è intitolato: “Ogni tanto penso ancora a quei giorni” e fu scritto nell’anno 1989. Sono i suoi ricordi degli ultimi sei mesi della Seconda Guerra Mondiale, dall’8 ottobre 1944 alla fine di maggio del 1945. I suoi ricordi parlano di un periodo della guerra che non è molto conosciuto dalla gente perché non c’è tanto scritto nei libri di storia.
Nel libro si parla di uomini tra i 16 e i 60 anni che, a quel tempo, erano ‘canne mosse dal vento’. Il vento che tirava era fortissimo e molte canne non sono sopravvissute a questo vento spietato.
Mio zio nacque come primo maschio in una famiglia che, alla fine, contava 10 figli: tre maschi e sette femmine. Il primogenito era una femmina, mia zia Mia. Non ha mai potuto studiare, ma doveva, come era l’abitudine a quel tempo, aiutare mia nonna nelle faccende domestiche. Mio zio Herman nacque un po’ più tardi e come primo maschio, lui era destinato a diventare prete.
L’8 ottobre 1944 c’è stato un raid durante il quale tutti gli uomini tra i 16 e i 60 anni sono stati arrestati perché dovevano andare in Germania per lavorare nelle fabbriche, anche mio zio che era ancora molto giovane. Nel suo libro ha descritto le condizioni difficili in cui gli uomini arrestati dovevano lavorare e vivere. Una vita dura, faticosa, incerta e stressante, dove si nascondevano malattia, fame, la nostalgia e la paura di non sopravvivere.
Mio zio era più fortunato degli altri: siccome era prete non doveva lavorare in fabbrica ma gli era permesso di lavorare come badante in un ospedale. Grazie a questo fatto, lui è sopravvissuto. Molti altri non erano così fortunati.
Avendo letto i ricordi di mio zio, ho dovuto pensare a quegli uomini. Erano canne al vento. Solo la solidarietà, la preghiera, l’amicizia, la fermezza e la perseveranza erano d’aiuto durante queste condizioni difficili.
Mi rendo conto che il concetto di essere canne mosse dal vento è un concetto universale. In ogni guerra, ogni soldato è mosso dal vento. Anche i soldati della parte avversario sono vittime. Nessuno vuole la guerra. La guerra non serve a niente.
Irene
Nata in Olanda
Vive a Zutphen