Affascinato

Da giovane ero affascinato dall’italiano in resoconti di gare ciclistiche con protagonisti come Gimondi, Merckx, Adorni. E gli scrittori belgi più anziani del nostro gruppo ricordano certo la voce del commentatore ed ex-ciclista Fred Debruyne con le sue interviste in italiano. L’Italia era allora il “Mekka” del ciclismo dove potevi avere buoni contratti e, soprattutto, un eccellente accompagnamento. Così il nostro campionissimo belga Eddy Merckx ha sempre corso per squadre italiane e secondo me parlava italiano benissimo.

Da giovane, suonando il pianoforte, ero anche affascinato dai termini sugli spartiti musicali come “adagio, allegro, presto, vivace, concerto, scherzo, coda, (de)crescendo, rallentando, forte, piano” e tanti altri. I termini suonavano musicali come la musica stessa.

Quando ho cominciato a studiare (filologia classica) all’università, vedevo che per la filologia romanica la maggioranza degli studenti sceglievano l’italiano, non lo spagnolo, perché l’italiano era più musicale. Altro fattore (minore) era che il professore principale di spagnolo era più esigente ma generalmente il motivo principale di quella scelta era la musicalità (a proposito: anche la mia ex-moglie, filologa romanica, e qualche anno più vecchia di me, aveva scelto l’italiano e lo dimostrava durante la nostra “luna di miele” in Italia). Tuttavia ciò che accomuna entrambe le lingue è che gli utenti naturali parlano velocemente, in modo che un principiante ha sempre problemi con il tempo (anche una parola italiana!) dei parlanti.

Io stesso sono un “freak” delle lingue; ho appena cominciato la mia decima (e provvisoriamente ultima) lingua, il cinese. Per quanto riguarda l’italiano ho avuto il privilegio di seguire per due volte un corso d’estate con il nostro Ugo a Perugia, un vero italiano, parlando sempre con bravura e gesticolando come la maggior parte dei suoi connazionali. Dopo il ginnasio, dove abbiamo imparato a quel tempo (adesso più di 50 anni fa) la nostra madrelingua (l’olandese), il francese, il tedesco e l’inglese, e visto che ero pellegrino di Santiago, ho iniziato 11 anni fa lo spagnolo, però una volta completata questa lingua (nonostante una lingua non sia completata mai), finalmente mi sono buttato nell’italiano, che mi ha emozionato da quando ero giovane, come ho scritto all’inizio di questo testo. Parlando quella lingua, e vengo ora al punto richiesto, godo della musicalità, che mi aveva incantato dalla mia infanzia, insieme con il carattere molto simpatico, estroverso e gesticolante degli italiani, un popolo geniale con molti inventori e artisti come Da Vinci, Michelangelo, Galilei, Monteverdi e altri compositori di opere, ma anche con un “dolce far niente”, indebitato al “carpe diem” dei loro antenati, i Romani.

Mathieu

Nato in Belgio
Vive a Tongeren