Resiliente

Diversi anni fa ho letto il libro “Blink” in cui Malcolm Gladwell parla di un esperto di antichità che, quando analizza un’opera d’arte, scrive la prima parola che gli viene in mente. Il libro continua a dire che lui ha scritto la parola “fresca” mentre si trovava di fronte a una statua di marmo in via di acquisto da parte del Getty Museum. La parola “fresca” non è ciò che ci si aspetterebbe di sentire nella valutazione di una statua del VI secolo a.C. Purtroppo il museo non ha preso in considerazione l’intuizione dell’esperto e, solo dopo l’acquisizione della statua, ha scoperto che era un falso. La statua era stata fatta per sembrare vecchia, ma è stata scolpita a fresco recentemente. È con questo modo intuitivo, con un solo “blink” (un battito di ciglia), che ho scelto la prima parola che mi è venuta in mente quando ho pensato a questa domanda di come mi sento quando parlo in italiano. Resiliente, mi sento resiliente.

La mia prima volta in Italia sono andata a trovare un’amica di Dallas che si era trasferita nel BelPaese con suo marito, Paolo. Si erano sposati in Texas, ma al loro arrivo a Torino una grande festa era stata organizzata da sua suocera per dare il benvenuto ad Alice e per conoscere amici e familiari. Una settimana dopo, alla fermata dell’autobus, la mia amica ha visto un’amica di sua suocera che aveva incontrato alla festa. Alice si è presentata e ha cercato di spiegare dove si erano incontrate e chi era lei in relazione alla suocera.

“Io sono . . . “

C’è stato un attimo d’esitazione mentre Alice cercava nella sua mente la parola giusta… lei è mia suocera… Io non sono sua sorella, e io non sono sua nipote… ma la parola è vicina, è molto vicina… la parola non inizia con la lettera “s”, ma forse sì… suora?… sono una suora!? La mia amica ha alzato lo sguardo e ha visto la signora allontanarsi lentamente, i suoi occhi spalancati che cercavano di trovare una via d’uscita. La mia amica si è resa conto di aver detto ad alta voce tutte le svolte della sua mente per trovare la parola giusta. Mentre la signora si girava e scappava nella sicurezza di quelli che erano appena scesi dall’autobus, la combinazione di lettere si è riunita e la parola è venuta alla mente della mia amica. Lei ha agitato il braccio in aria e ha gridato, “Sono la nuora!!! Sono la nuora di . . .”. Ma la parola si è persa in mezzo alla folla che cercava di aggirare la mia amica.

Ascoltandola mentre mi raccontava questa storia sono rimasta colpita, non solo per il modo interessante in cui aveva raggiunto quella parola (che algoritmo!), ma anche per la sua resilienza nella situazione. Adesso mi trovo anch’io ad essere resiliente come Alice. Anch’io ho fatto un pasticcio mentre cercavo una parola o una frase… spesso scatenando l’umorismo o l’orrore degli altri, e sono convinta che una volta ho effettivamente visto le mie parole scomparire nel vortice di una biglietteria affollata. Sebbene questa storia sia una storia della mia amica Alice, è davvero la mia storia e la storia di tutti noi in quanto ci sentiamo resilienti con ogni parola parlata della bella lingua italiana.

Julie

Nata negli Stati Uniti
Vive a Dallas