Ho cominciato a parlare italiano sei anni fa, e in quel periodo, mi sentivo sopraffatto. Nonostante io abbia imparato qualche frase fondamentale prima del mio arrivo in Italia, conoscevo poco. Inoltre gli italiani parlavano troppo velocemente, quindi non riuscivo a comprenderli. “Come si dice”, “non ho sentito bene” e “non ho capito” erano frasi che ho usato frequentemente in quegli anni.
Però, pian piano capivo la lingua più profondamente, ma dal momento che vivo in Italia ci sono sempre le situazioni in cui devo usare un aspetto particolare della lingua. Quelle circostanze sono sfide che ci fanno approfondire l’italiano.
Per esempio, durante il mio primo anno a Perugia, ho avuto un calcolo renale. Non sapevo come spiegare la malattia o i sintomi agli infermieri in italiano. Inoltre, dovevo comprendere la loro spiegazione di quello che dovevo fare per la guarigione. Questa è stata una grande sfida e ho dovuto avere l’aiuto di un amico per superarla.
Tre anni fa sono scivolato, iperestendendo il mio ginocchio. Di nuovo, avevo una situazione in cui dovevo spiegare in italiano una ferita nuova a un dottore e capivo la sua spiegazione. Alla fine, in quella situazione, ho aggiunto parole come “artritico” e “reumatismo” al mio vocabolario.
Ci sono altri esempi. Una volta si è rotta la mia chiave nel portone dell’edificio dov’era il mio appartamento. Ho dovuto, dunque, imparare a chi devo telefonare per riparare il portone, e come spiegare il problema al telefono affinché l’altra persona possa comprendermi.
Con l’aiuto degli altri ho superato tutte queste sfide, scoprendo che gli italiani sono pazienti e che aiutano quelli che vogliono parlare italiano. Gli italiani mi dicono sempre che il mio argomento è sempre chiaro, anche se sbaglio un termine o la grammatica. Tutto questo mi fa sentire intelligente e soddisfatto con la mia crescita nella lingua italiana sebbene “come si dice”, “non ho sentito bene” e “non ho capito” rimangano frasi usate frequentemente.
Brian
Nato negli Stati Uniti
Vive in Italia