Avevo quattro anni quando ho sentito per la prima volta un suono che non avevo mai udito prima: tranquillo, melodico e grazioso. Questo suono mi incuriosiva tanto e mi chiedevo da dove provenisse.
L’appartamento numero 100, dei nostri vicini tedeschi, diventò per me il misterioso luogo da cui proveniva un suono molto elegante.
Un giorno, quando sentirò di nuovo quel suono, la mia curiosità mi porterà all’appartamento 100. Bussai alla porta e aspettai con ansia. Non sento più il suono, ma invece una giovane ragazza mi aprì la porta sorridendo e chiese cosa mi portasse lì. Guardai lei e domandai da dove provenisse il suono che avevo sentito prima. Lei rispose, ‘Ah, ti è piaciuto?’ Chiesi se provenisse dalla radio o dalla televisione. ‘No,’ disse, ‘suonavo io’ e mi invitò ad entrare per ascoltarla.
Seduto accanto a lei, il suono era forte, pesante, a tratti leggero, a tratti veloce, sempre molto dinamico. I cambiamenti avvenivano così rapidamente che non riuscivo a seguirli come faceva lei.
In quel giorno non solo aprii la porta dell’appartamento 100, ma in realtà, aprii la porta per il nuovo mondo che non conoscevo prima. Dopo quella visita, diventai grande amico dell’appartamento 100, e la mia vicina, Marina, diventò la mia guida in questo nuovo mondo che avevo appena scoperto. Mi aiutò a conoscere questo strumento in tutti i suoi segreti. Quelli erano i miei primi passi. Mia madre poi mi disse che sapevano sempre quando ero lì da loro perché il suono era turbato.
Purtroppo, questa grande avventura finì dopo due anni quando i miei vicini si trasferirono in Germania.
Dopo altri due anni, entrai al Conservatorio di Musica per i bambini. Ancora mi ricordo cosa ho cantato per le audizioni per diventare uno degli studenti, era una canzone kazaka chiamata ‘Ұшады Манғыстаудан Шағалалар,’ in italiano sarebbe ‘Gli uccelli che volano in Mangisatau.’ Dopo l’audizione, mi chiesoro cosa volevo studiare e se avessi uno strumento a casa. Purtroppo, non potevo studiare senza averlo.
Quindi, scelsi la ‘Dombra,’ lo strumento nazionale del mio Paese, ma per me non aveva la magia di quello che avevo trovato prima. Così, dopo tre mesi, lasciai questo corso.
Passeranno quasi trent’anni prima di avere una nuova possibilità e un nuovo incontro con lo strumento che amavo da bambino.
Oggi, sono a casa mia davanti al mio strumento. Mi viene in mente un pensiero: ‘Forse, lo strumento mi ha scelto prima che io lo facessi…’ Poi, passo le mani sui tasti dello strumento e inizio a suonare un pezzo che stavamo studiando alla scuola di musica. Premo i tasti, e il pianoforte risponde.
Per me, questo suono, questa melodia significa molto. Per un attimo mi trasporta all’appartamento 100, ricordando i miei primi passi e quei suoni turbati che creavo, fortunatamente sostenuti da mia madre e dai vicini. Mi sento come se tornassi a quel mondo scoperto a quattro anni, come se avessi il mondo intero su questi 88 tasti.
Adesso, suono per me, per il bambino che sognava di suonare e non smetteva mai di avere speranza che un giorno, il sogno sarebbe diventato realtà. Ci sono voluti quasi 30 anni per arrivare a questo punto, sono grato che ho seguito la voce dentro di me che mi diceva facciamolo. Spero che sia un viaggio per tutta la vita.
Nuradin
Nato in Kazakistan
Vive in Australia