Poster

Ricordo molti sogni che ho avuto nella mia vita. Quando ci penso, i sogni sono cose curiose. Tanti sono puerili o effimeri. Svaniscono o spariscono mentre una persona cresce e diventa adulta o cambiano con lo sviluppo della vita. Ma ci sono sogni che rimangono, anche se sembrano impossibili, persino assurdi.

È difficile ricordare quando o come il mio sogno di vivere in Francia si è sviluppato. Ma all’età di 12 o 13 anni, ho “scoperto” la Francia e trovavo il Paese, la sua cultura e la sua lingua affascinanti. Parigi, la sua capitale bellissima, era – per un ragazzo che abitava nella pianura del Texas con tante autostrade e tanti centri commerciali, non solo una città ma anche un incantesimo. Questa magia rendeva possibile, pensavo, le esplosioni di creatività e l’ispirazione che avevano prodotto nuove idee artistiche ed opere indimenticabili. E la lingua francese era alle mie orecchie un’opera d’arte parlata, piena di dolcezza e melodie sussurrate. Ma la probabilità di vivere in Francia per un adolescente di una famiglia di mezzi modesti nei primi anni ’80 era come quella di vivere sulla luna. Non parlavo del sogno con la mia famiglia. Non lo avrebbero capito. Avevo paura della domanda: “Cosa offre la Francia che non puoi trovare qui?” o peggio, “Non essere pazzo!”

La Francia era lontana, ma il francese, proprio accanto. Ho fatto un corso di spagnolo al liceo perché la lingua era “più pratica” secondo mia mamma. Non si sbagliava. Ma nell’aula accanto si svolgeva il corso di francese, e mentre mi piaceva lo spagnolo, volevo davvero essere nell’altra classe. Il sogno si rifiutava di morire. Molti anni più tardi, dopo gli studi francesi all’università e qualche visita breve nel Paese, ho trovato un lavoro in Germania. Ancora una volta, ho mancato il mio bersaglio. La Germania, il tedesco: una cultura e una lingua interessanti e ricchissime, ma per me, erano cose per la testa, non per il cuore. Quando è arrivato il momento, sei anni fa, di traslocare, ho saltato nel buio; ho deciso di vivere in Francia benché non fosse la scelta più logica. Ma all’età di 52 anni, mi sono detto, avevo già vissuto con questo sogno irrealizzato per 40 anni. Ora o mai più.

Come ho già detto, i sogni sono cose strane, un’anticipazione della perfezione. Se si realizzano, la lucentezza sempre si esaurisce un po’. Ma malgrado alcune difficoltà e frustrazioni, provo sempre a pensare a quello adolescente con il suo poster di Parigi sul muro della camera da letto e il suo libro usurato “French, How To Speak It and Write It”. Me ne ricordo: il sogno è diventato realtà.

Kyle

Nato negli Stati Uniti
Vive in Francia