Molti anni fa ho studiato la lingua italiana per sei mesi all’università in California. Avevo già studiato spagnolo e francese al liceo, e avevo anche studiato tedesco all’università. Tutto in previsione del mio primo viaggio in Europa dopo la laurea. Ho studiato anche storia dell’arte; ora ero pronto per visitare le principali città e i musei d’Europa. Sto viaggiando con un amico, Doug, da Los Angeles a Londra, e abbiamo preso un traghetto per la Francia dove abbiamo lanciato il nostro tour del continente.
Ovviamente, c’era più dei musei sul nostro itinerario. Per esempio, siamo andati a Pamplona per partecipare alla festa di San Fermin dove si può correre con i tori come i personaggi nei romanzi di Hemingway. Sentite, i nostri lobi frontali, che controllano il giudizio non erano completamente sviluppati. Però quando abbiamo visto quanto erano grandi e minacciosi i tori, abbiamo rinunciato all’idea di correre con i tori.
Il piano d’imparare le lingue straniere ha dato i suoi frutti, però ci mancava una lingua straniera: serbo croato. Abbiamo preso una barca per una piccola isola della Croazia per trovare parenti perduti da tempo. A Zadar, l’agente di biglietteria parlava inglese, ma quando siamo sbarcati sull’isola, nessuno al porto parlava inglese, spagnolo, tedesco, francese, oppure italiano. Per fortuna, un uomo ci fece cenno di seguirlo. Per mezz’ora abbiamo camminato lungo un sentiero di asini finché non siamo arrivati a una casa. La nostra guida senza nome ha parlato con il proprietario della casa, e lui ci ha guardato e ci ha detto: “What in the hell are you sons of bitches doing here?” (Che cazzo fate qui, figli di puttana?). Abbiamo pensato tra noi… lui parla bene l’inglese! Lui era un marinaio e ha lavorato per molti anni a Long Beach in California.
Ci ha condotto alla casa di Bara Telac, mia “zia”, e lui gli ha spiegato chi eravamo. I parenti, per fortuna parlavano un po’ di italiano! Il pomeriggio dopo, Doug ed io volevamo esplorare l’isola, ma prima di partire, i parenti ci hanno detto di tornare prima delle sette di sera perché ci sarebbero state delle mine alle sette. Abbiamo capito che era importante tornare prima delle sette, però non abbiamo capito la parola “mine”. “Ok, va bene, torniamo prima delle sette”, gli abbiamo detto.
Due tre ore dopo, siamo tornati a casa cinque minuti prima delle sette, e i parenti erano quasi impazziti. “Meno male siete qui!” ci hanno detto eccitati. E indicavano la zona dove avevamo appena camminato pochi minuti prima, e hanno ripetuto, “mine alle sette”. Poi, all’improvviso, ci sono state forti esplosioni a circa 300 metri di distanza; le rocce sono state lanciate in aria, e abbiamo visto le rocce che venivano nella nostra direzione e abbiamo dovuto ripararci dentro. Le esplosioni delle mine erano dinamite per costruire una strada. Quest’è la storia di come l’italiano mi ha salvato la vita.
David
Nato negli Stati Uniti
Vive a Washington DC / Palm Desert