Voci

Salzburger Festspiele neunzehnhundert siebenundfünfzig! (1957). “Festival di Salzburgo mille nove cento cinquanta sette!”, risuonava alla Radio Bavarese una voce sonora che mi affascinò immediatamente. In sottofondo si sentivano gli strumenti che venivano accordati… È stato il mio primo contatto con la bella lingua che mi avrebbe accompagnato per moltissimi anni della mia vita.

Il successivo incontro con l’italiano nella mia adolescenza è stata una serie di trasmissioni alla radio, creata dal giornalista e scrittore Reinhard Raffalt: Eine Reise nach Neapel … e parlare italiano. Il racconto di viaggio – dal Brennero via Verona, Venezia, Padova, Firenze, Siena, Assisi e altre città meravigliose fino a Roma e Napoli – descriveva in modo accurato e affettuoso paesaggi, monumenti, episodi storici, tradizioni, caratteristiche degli italiani. Si potevano sentire famiglie italiane in carne e ossa che parlavano a voce alta sulle scale dei loro condomini, e altre scene autentiche in cui gli italiani toccavano il mio cuore. L’autore inseriva nella sua narrazione parole italiane, così che alla fine di ogni programma mi ero memorizzata alcune espressioni.

Più tardi, da studentessa, mi sono entusiasmata per le belle canzoni di un certo Adriano Celentano. di Domenico Modugno e altri; cantavo con loro senza capire molto, ma spesso canticchiavo in modo fonetico. All’epoca non mi era possibile fare un corso d‘italiano per mancanza di tempo, dato che studiavo intensamente inglese e francese.

Negli anni ‘70, da donna sposata, madre di 3 figlie e insegnante che lavorava, imparare la lingua italiana era sempre un mio grande desiderio, ma non si è realizzato. Però a volte, nel parco giochi del paese, ascoltavo con grande interesse un padre che parlava in italiano al suo piccolo figlio.

Nelle nostre vacanze d’estate, passate per la prima volta sul Mare Adriatico, abbiamo conosciuto una famiglia italiana sulla spiaggia accanto a noi. Conversare in italiano con loro era impossibile perché le parole d’amore imparate dalle canzoni e quelle infantili del parco giochi non servivano. Parlavamo in francese.

Ogni anno, per dieci anni, ci siamo incontrati e – miracolo! – alle fine sono riuscita a conversare con loro in italiano. Avevo fatto corsi d’italiano all’Università Popolare nella mia città.

Non ho mai smesso di studiare e amare la lingua che per me è diventata la chiave per comprendere il paese e la sua gente.

Karin

Nata in Germania
Vive a Pentling