Non mi ricordo quanti anni avevo quando ho scoperto che avevo due mondi, quello all’esterno, dove trovavo me stesso fisicamente, e quello interno, dentro di me.
Questo mondo interno stava crescendo come io con i miei sogni. Sognare in un certo senso è diventato un tipo di hobby perché mi aiutava non solo a stare al sicuro ma anche ad avere speranza. Una speranza che c’è di meglio delle persone, c’è di meglio di me e del mondo.
Sognare a un certo punto è diventato uno strumento per aiutarmi ad essere me stesso senza paura, vergogna o critica. È uno strumento che mi aiuta a vedere il buono che ho dentro, soprattutto quando gli altri non riescono a vederlo.
Sognare mi aiutava ad avere fede, una fede che non potevo trovare nel mondo esterno e di cui non ero nemmeno sicuro che esistesse.
Sembrava che nel mondo esterno tutto fosse costruito con certe aspettative, come comportarsi in base a ciò che gli altri si aspettavano da noi. Le aspettative dei genitori, dei parenti, degli insegnanti e della società.
Credo che tutti, ad un certo punto della vita, abbiamo avuto l’esperienza di tradire noi stessi per diventare un “brav’uomo” o una “brava donna” come ci si aspettava.
Ma dentro di noi, in qualche parte quasi invisibile, ci siamo ancora noi, noi stessi.
Sognavo per questo, per non perdere me stesso nel grande e caotico mondo esterno con tutte le sue aspettative. Per ricordarmi di come mi comportavo da bambino, che senso avevo e cosa sentivo?
Ti ricordi ancora quella sensazione di libertà e felicità senza giudizio, quando avevamo solamente curiosità per il mondo e per le persone?
E tu, invece, mio caro lettore, ancora sogni?
Se non lo fai, perché?
Per me smettere di sognare sarebbe come smettere di vivere la mia vita e iniziare a vivere la vita che gli altri si aspettano da me.
E per questo credo che sognare sia un’abitudine indispensabile per me.
Nuradin
Nato in Kazakistan
Vive in Australia