Alti e bassi

“La mia isola” era un appartamento spazioso in un nuovo condominio nella città di Breslau (oggi in Polonia) dove sono nata nel dicembre 1940.
Sono stata molto amata da mia mamma e da mio papà che, come soldato, mi ha visto subito dopo la mia nascita e poi ancora due volte fino all’ottobre del 1942.
Mia mamma mi cantava spesso delle canzoni molto tristi che parlavano di Amore e di Commiato. Più tardi ho capito che desiderava suo marito con cui aveva passato solo qualche settimana di luna di miele prima che lui dovesse andare in guerra, già il 1 settembre del 1939.
La tristezza di non avere mai vissuto con mio padre mi ha accompagnato per tutta la mia vita.

I pericoli della guerra li ho sentiti e visti da piccola: le sirene che annunciavano l’arrivo degli aerei, gli “alberi di Natale” che illuminavano il cielo quando le bombe cadevano con un schianto terrificante sulla città, e i frantumi delle finestre rotte del nostro appartamento sul pavimento e sul tavolo da pranzo.
Tutto questo mi spaventava a morte, e anche oggi, il suono delle sirene dei pompieri mi fa sussultare dalla paura.

Nel gennaio del 1945, ho dovuto lasciare “la mia isola” con mia madre. Ricordo la sua inquietudine paurosa quando ha fatto una valigia con il necessario. Dopo alcune settimane di odissea, siamo arrivate in “una isola” straniera, dove la gente, che parlava un dialetto bavarese difficile da capire, non era molto disposta ad accogliere profughi nel loro piccolo paese che aveva anche sofferto la guerra.

Io, a quattro anni, mi sono rapidamente adattata alla nostra nuova situazione. La semplicità e la povertà mi hanno aiutato a sviluppare la mia capacità di apprezzare le piccole cose. Ho imparato a relazionarmi con bambini sconosciuti e differenti da me, giocare con loro, parlare la loro lingua, spartire cose.
Forse questa esperienza mi ha insegnato a essere aperta verso persone sconosciute, a valorizzare le relazioni interpersonali, a prendermi cura di persone che hanno bisogno di aiuto e a cercare di contribuire al benessere della mia comunità.

Inoltre, abbiamo sempre giocato all’aperto, indipendenti dai genitori – una cosa che non piaceva a mia mamma, che avrebbe voluto sorvegliarmi, ma lavorava tutto il giorno per sostenerci. Così, crescendo fra campi e boschi, ho sviluppato un profondo rispetto della natura e un forte desiderio di proteggerla, un amore che anche mio marito ha portato con sé dalla sua infanzia.
Oggi cerco di fare scelte sostenibili nella mia vita quotidiana e di sensibilizzare la mia famiglia sull’importanza della conservazione ambientale.

È vero che in quel paese ho anche subito delle ingiustizie, e dei pregiudizi che mi hanno ferito. All’inizio mi sono difesa con le mani, più tardi con le parole e da adulta provo ad affrontare le sfide con indulgenza e pazienza.

In conclusione, la mia infanzia vissuta in due luoghi fino a dieci anni ha avuto un impatto permanente sulla mia personalità: la paura della guerra, il dolore per la perdita di mio padre e della mia casa d’origine, l’efficienza e il coraggio di mia madre, una certa indipendenza, l’amore delle piccole cose e il rispetto per la natura e le persone.
La mia infanzia, con alti e bassi, rimarrà sempre nella mia memoria e nel mio cuore.

Karin

Nata in Germania
Vive a Pentling