Le cartoline d’auguri rimangono ogni giorno sulla mia scrivania. Una, raffigurante Topolino a cavallo; l’altra, il Ponte Vecchio copiato da un’acquaforte. Dall’Italia, nel 1944, con i saluti a me e a mia madre da parte di mio padre allora a Firenze, lamentandosi della sua lontananza, soprattutto a Natale.
Con mio padre all’estero in guerra sia per la mia nascita sia i due anni seguenti, la prima parte della mia infanzia, mia madre, lavorando a tempo pieno, insieme ai miei nonni e alle mie zie si presero cura di me. A quanto pare ho rifiutato mio padre quando mi ha incontrato per la prima volta, qualche tempo dopo che avevo due anni, ma non ci è voluto molto per abituarmi a lui. E poi, prima che qualcuno se ne rendesse conto, avevo tre fratelli e tre sorelle!
Un tema della mia infanzia sembrava essere d’aiuto: i miei parenti erano genitori surrogati, io, come figlio maggiore in via di sviluppo con sei fratelli più piccoli, sono diventato per impostazione predefinita la babysitter. Sono stato anche un chierichetto, aiutando a servire i preti durante la messa. Dato che mia madre lavorava come parrucchiera e mio padre come rappresentante di parti di macchinari, tutti noi fratelli eravamo incoraggiati a partecipare, secondo le proprie capacità, ai lavori domestici, alle pulizie, al bucato e anche a qualche cucina leggera. Tutti noi, in una certa misura, abbiamo imparato a lavorare e a condividere, ad avere pazienza, calore di spirito, e responsabilità e, data la nostra rispettiva età, a negoziare e scendere a compromessi. E di amarci l’un l’altro. In effetti, tutti e sette continuiamo anche oggi a scriverci messaggi quasi quotidianamente condividendo trionfi e sconfitte, umorismo e anche pathos.
Spesso io stesso dovevo risolvere i litigi tra fratelli e cercavo di essere un negoziatore oltre che un fratello affascinante e persuasivo. Quindi alcune altre tendenze personali del mio background familiare erano essere gentili, entrare in contatto con i bambini ed essere una sorta di diplomatico. Non c’è da stupirsi che io sia finito in una carriera di pediatria e terapista familiare! Per molti anni ho ricoperto anche il ruolo di Capo Dipartimento e di Direttore del Gruppo Medico. Dal punto di vista amministrativo, sono certo che alcune delle mie caratteristiche nel cercare di persuadere e guidare gruppi di medici, non di rado recalcitranti a perseguire nuove iniziative, derivano dalla mia infanzia. E considerando il tema dell’aiuto familiare, è interessante anche osservare le eventuali carriere e le professioni scelte dei miei fratelli. Un fratello era un insegnante di educazione speciale per bambini con bisogni speciali; un altro, un direttore delle risorse umane dell’ospizio, e un altro un avvocato ed ex direttore per anni di attività del Fondo United nella sua città natale. Una sorella è una terapista della mano principalmente per gli anziani; una era un’educatrice di sanità pubblica e direttrice antifumo per la sua contea, e l’altra un’istruttrice di danza universitaria. Sembra che praticamente per tutti noi le influenze dell’orientamento al servizio siano state pervasive.
Suppongo che, quando ci si avvicina alla decima decade, che, guardando indietro, gli anni dell’infanzia sembrano estendersi almeno fino all’adolescenza. Dal mio punto di vista adesso, mi vedo piuttosto giovane, se non un bambino, anche quando avevo vent’anni. Forse sono diventato “adulto” solo quando ho fatto carriera, mi sono sposato e forse anche quando sono diventato padre. In effetti, col senno di poi, molto lungo, mi chiedo se forse l’infanzia possa addirittura essere vista come un prolungamento fino alla prima età adulta. Salverò queste riflessioni per un’altra storia.
Chuck
Nato negli Stati Uniti
Vive a Orinda