Il calamaro gigante

Sto leggendo un libro.

Non è un fatto straordinario o scioccante, la verità è che sto quasi sempre leggendo un libro, o facendo finta di leggere un libro, o comunque trascinandomi dietro un libro se per caso dovessi avere tempo per… ebbeh, ci siamo capiti.

Dunque dicevo che sto leggendo un libro. Quasi ogni 10 pagine mi devo fermare per prendere qualche appunto: qualche spunto su cui uno potrebbe fare una conversazione, qualche citazione che vorrei copiare e attaccare al frigorifero, o semplicemente una frase talmente bel scritta che me la vorrei rileggere e rileggere e rileggere all’infinito.

Ma poi, questo tema “rinascita” mi gira nella testa. Ma quando sono rinata io? Nata sì, ma ri-nata? Boh? Poi, mi salva il mio libro:

“Siccome quel che vogliamo davvero nella vita non lo sappiamo, forse l’unico modo per trovarlo è perderci. Perderci tantissimo, fino a non capire più dove stiamo. E lì rischiamo di inciamparci addosso.”

E da tempo però che mi sono persa. Persa nella mia spinta tanto forte di voler sempre reallizzare i sogni degli altri, far crescere gli altri: i figli (che poi è pure logico che noi mamme ci impegniamo a farli crescere, ci mancherebbe), i miei studenti (cosa posso ancora fare per dargli più fiducia in se stessi?), i miei colleghi (cosa gli posso chiedere per fargli sviluppare i loro talenti?). E poi adorata. La mamma migliore. (è vero, te lo scrivono tutti i bimbi sulla cartolina obbligatoriamente fatta a scuola per il giorno delle mamme. “bastava solo copiare la frase della professoressa, mamma”, mi confessano con la loro illimitata ingenuità.) La professoressa dalla mano di Dio (e questo non me lo invento, me l’ha scritto una studentessa ucraina “certi professori sono mandati da Dio, tu ne sei una, una professoressa d’oro” (confesso, me la sono messa al muro, quasi l’ho incorniciata anche questa frase, un pò di vanità ogni tanto non uccide mica.) La coordinatrice da non dimenticare mai (dimenticatemi, vi prego, io cerco ogni giorno di farlo, di scordarmi i quasi burn-out sull’orlo dell’esaurimento totale. Di scordarmi la burocrazia del sistema in cui dovevo sopravvivere. L’amministrazione estenuante. Incubi. Ancora tuttora.)

Ma i sogni miei quali sono? Non lo so, come dice il mio libro. Sono talmente abituata a vivere per realizzare quelli degli altri che mi sono scordata i miei. Dove sono rimasti? A parte la voglia di un pezzo di cioccolato nero verso le 4 di pomeriggio mi ricordo ben poco di sogni.

Forse quella è l’ora della rinascità. Come scrive Fabio Genovesi nel – ormai diventato – “mio” libro sul Calamaro Gigante. Essersi persa completamente. Non sapere più dov’è sotto né sopra. Rendersi conto che di vite ne abbiamo solo una. Che sono già a metà strada (Se Dio vuole, ma per una professoressa dalla mano di Dio forse Lui farà un piccolo sforzo 😉). Spero di inciamparci addosso a quei sogni propri innevati col tempo. E che sarà? Forse il sogno di diventare un giorno quella professoressa “dalla mano di Dio”, che lo accetta e se ne sente apprezzata, fiera e soddisfatta. Può darsi che sia così semplice la rinascita…? Chissà….

Amaryllis

Nata in Belgio
Vive ad Hasselt