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A 32 anni sono andato a vivere e a lavorare in Francia. I primi mesi ho vissuto nella “Cité Universitaire” di Parigi, una “cittadella” che si trova a sud. Lì per l’affitto di una camera come studente viaggiatore si paga un prezzo moderato. Nel parco di questa città un giorno ho conosciuto un trentenne africano, della Costa d’Avoria, di nome Pascal. Lui mi sembrava simpatico perché aveva l’aspetto di una persona tranquilla e mi diceva che di fede era cristiano. Mi raccontava di essere uno studente povero e cercava un luogo per dormire e mi diceva se potevo lasciarlo dormire e vivere nella mia camera in affitto.

Ho accettato la sua proposta, pensando che così non sarei più stato solo nella grande città di Parigi. All’inizio non c’erano problemi, ma dopo alcune settimane gli ho dovuto dire che a causa del mio stato di studente viaggiatore non avevo il diritto di prolungare il mio soggiorno e dovevo cercare un appartamento privato fuori dalla cittadella. Pascal mi ha detto che voleva accompagnarmi, così sarebbe stato possibile cercare insieme un appartamento più grande. Ma lui come studente povero non poteva pagare il 50% dell’affitto, per questo ci siamo messi d’accordo che all’inizio lui avrebbe pagato solamente il 20%. La mia idea era di permettergli di pagare di meno, all’inizio, ma di chiedergli il 50% nel momento in cui avrebbe cominciato a lavorare. Accordo fatto, affittiamo un appartamento in comune.

Pascal era sempre simpatico con me, mi aiutava anche con la pulizia dell’appartamento e nel mio lavoro di volontario con Amnesty International, un’organizzazione internazionale che lotta nel mondo intero per la liberazione dei prigionieri politici che non hanno mai usato alcun tipo di violenza. Così il tempo è passato, ma dopo 2 anni è arrivato il problema, perché non era chiaro il momento quando Pascal avrebbe terminato i suoi studi, per cominciare a lavorare e a pagare il 50% dell’affitto. Per risolvere questa situazione gli ho comunicato che dopo 6 mesi avrebbe dovuto pagare la giusta quota dell’affitto e che se non poteva farlo doveva abbandonare il nostro appartamento. Ma pagare metà dell’affitto, per Pascal, significava guadagnare molto di più e cioè lavorare molto di più, cosa che non voleva fare.

Il suo capo, al lavoro, era molto contento della sua mentalità onesta e della sua collaborazione, dunque avrebbe voluto che lui lavorasse più ore con lui. Ma lui non voleva fare questo per paura di avere una vita piena di stress, tipica di tanti parigini. Scaduto il tempo di 6 mesi, Pascal non era ancora capace di pagare il 50% dell’affitto e io, non volendo che questa situazione continuasse, gli ho detto di far montare una serratura alla porta dell’entrata dell’appartamento. Così, a partir da Settembre, non sarebbe più potuto entrare nel nostro appartamento in comune.

Pascal non credeva che fossi capace di far questo, ma arrivando Ottobre l’ho fatto e lui non poteva più entrare. Per telefono ci siamo messi d’accordo che lui sarebbe venuto un giorno per prendere tutti i suoi vestiti e le sue altre cose. Quel giorno era presente anche una terza persona per evitare delle lotte inutili fra di noi. Il giorno della consegna è stato l’ultimo giorno che ci siamo visti dopo 2 anni e 9 mesi di condivisione dello stesso appartamento. A quel tempo ero anche in contatto con tre sorelle di una famiglia colombiana che vivevano nel quartiere cinese di Parigi, con le quali facevo qualche volta delle escursioni al mare nei fine settimana. Due sorelle mi hanno dato ragione, nel separarmi da Pascal, invece la terza sorella mi ha detto che come cittadino di un Paese ricco dovevo mostrare più compassione per i poveri di questo mondo e non avevo il diritto di buttare fuori un studente povero e di metterlo in strada.

Dopo, questa amica, informandosi con le sue amiche francesi, mi ha spiegato che secondo la legge francese, dopo 3 anni, due persone che vivono insieme sono considerate come una coppia di fatto e così nessuna delle due ha il diritto di dire al suo compagno di andare via dall’appartamento in comune. Nel mio caso il periodo di 3 anni non era completamente finito, ma quasi, perché mancavano solo 3 mesi. Che ne pensate voi? Scrivetemi, se volete.

Harald

Nato in Germania

Vive a Monaco di Baviera