Il basilico

Mi chiamo Emiliano, ho quarantaquattro anni e sono un giocatore di basket. A dire il vero, ho smesso di giocare molto tempo fa per colpa di un incidente al ginocchio. Ma proprio in questi giorni ho ricominciato.
Sto trascorrendo la quarantena a casa di Eleonora, la mia compagna, che per fortuna ha un bel terrazzo. Sul terrazzo ci sono diverse piante, fra cui un basilico. Con il permesso di Eleonora ho tolto il basilico dal suo vaso e l’ho piantato in un altro vaso, quello del peperoncino. Poi, con un paio di forbici da giardiniere, ho tagliato il fondo del vaso dove stava il basilico e infine l’ho legato con una corda a un palo della tettoia. La palla ce l’avevo già, l’avevo comprata qualche giorno prima in un’edicola: è di gomma, ha le dimensioni di una pallina da tennis, ma è arancione, ha gli spicchi proprio come un pallone da basket e soprattutto rimbalza.
E così ogni mattina mi metto la tuta, esco sul terrazzo di Eleonora e gioco a basket con il canestro che ho costruito con le mie mani e che ancora sa di basilico.
In questi giorni le città sono silenziose, perciò si sentono meglio i suoni della natura. Il vento, per esempio. O i versi degli uccelli. Ne passano tanti sopra il terrazzo di Eleonora mentre gioco a basket: passeri, tortore, gazze ladre, merli e anche gabbiani, visto che il mare non è lontano. Mi piace molto tirare a canestro e intanto ascoltare i versi dei gabbiani, perché somigliano al rumore che fanno le scarpe da basket sul parquet.
Ogni volta che riesco a fare canestro, prima di rimettermi a giocare annuso la palla. All’inizio sapeva di gomma, ma pian piano sta prendendo un altro odore, più buono, più naturale. Io ho sempre desiderato fare canestro, fin da quand’ero piccolo. Ora ho un motivo in più per desiderarlo. Voglio fare tanti di quei canestri che alla fine della quarantena, quando annuserò la palla per l’ultima volta, profumerà di basilico.

Emiliano

Nato in Italia
Vive a Torino