Famigliarità

Trilla la mia sveglia. Emette i primi delicati suoni. Poi diventa impaziente e con squilli sempre più veloci e forti mi spinge a premere il pulsante per fermarla con un clic. Mi stiracchio, inspiro ed espiro profondamente, sono contenta che il suono del mio respiro che mi accompagna sia regolare e continuo. Comincio il giorno.

Poi c’è il rumore del vento che soffia fuori dalla finestra, un suono morbido e leggero; sento le gocce di neve che sciogliendosi colpiscono con un “plop” sulla ringhiera metallica del balcone. Che peccato, penso, la neve di ieri sparisce.

In questo momento suonano le campane ormai familiari della chiesa del villaggio. Mi alzo e il rumore dei miei passi decisi e ritmici sul pavimento mi dà forza. Grazie a Dio sto bene e sono pronta per gli impegni della giornata.

Nel bagno accendo la radio, sperando che non ci siano notizie troppo cattive sulla condizione del mondo. Nel frattempo la voce sonora di un uomo annuncia una canzone pacifica. Anche se non li vedo, immagino i miei vicini di casa che parlano e ridono al suono della radio o della televisione. Presto dovranno andare al lavoro e i bambini a scuola.

Attraverso la finestra della cucina sento il ronzio delle automobili che viaggiano lungo la strada di fronte a casa mia. Questi suoni sono deboli, ma distinti e mi fanno capire che ci sono molte persone intorno a me. Auguro loro di tornare sani e salvi dopo una giornata di successo al lavoro.

Lo sferragliare dei miei piatti della colazione risveglia con nostalgia ricordi del periodo quando preparavo il caffè e i panini per la mia famiglia – marito e tre figlie – e mangiando noi aspettavamo il nuovo giorno di lavoro e di scuola, a volte con allegria, a volte con ansia.

Accanto a me, sento il ticchettio dell’orologio al muro, un suono regolare e costante. Perché non sedermi al computer nello studio? Anche questo produce suoni, come il rumore dei tasti quando scrivo o il segnale dei messaggi che arrivano.

Vengo interrotta dal suono penetrante della sirena sul tetto del municipio. E presto, sento le autopompe dei vigili del fuoco che intervengono per un incidente sulla autostrada vicina.
La sirena stridente mi ricorda la guerra che ho vissuto da bambina e mi fa male pensare alla guerra attuale, non lontana da noi.

Voglio concentrarmi su un’altra cosa. Infine, c’è il suono del silenzio, un suono che può essere udito tra un rumore e l’altro. È un suono che risuona nel mio cuore: una canzone tardo-medievale che mio marito cantava spesso per me: “Es taget vor dem Walde“- e la melodia dolce e la sua bella voce mi ricordano i momenti felici che abbiamo trascorso insieme. Mi sento circondata dall’amore e dalla felicità.

Così continua la mia giornata con tutti i suoi suoni diversi : belli o spiacevoli. Spero, comunque, di poter dire la sera: “Grazie, è stata una bella giornata”

Karin

Nata in Germania
Vive a Pentling