La mia estate era piena di viaggi. In luglio ho passato una settimana indimenticabile a Palermo con Ugo e un’altra settimana con mio marito alle isole Eolie. Nelle settimane successive, sempre nel mese di luglio, ho trascorso molto tempo a guardare qualche nipote gareggiare in eventi sporti molto lontano da casa mia. Ero molto stanca.
Verso la fine di agosto, dopo essermi ripresa dai fastidiosi infortuni alla schiena e alle spalle che mi avevano tormentato per mesi, ho trovato l’energia e il coraggio di riunirmi ai miei vecchi amici per fare un’escursione di mezza giornata. Era prevista una giornata molto calda nella mia zona, quindi il gruppo ha deciso di andare in un luogo ombreggiato dove sarebbe stato più fresco.
Per arrivarci, abbiamo attraversato Canyon, una piccola comunità situata in un remoto canyon di sequoie sempreverdi, circondata da parchi, con una popolazione di circa 200 persone. È una comunità isolata, priva di attività commerciali. Le case sono nascoste, spesso costruite a mano con materiali locali. Gli abitanti sono molto individualisti e frequentemente amanti della natura. Il posto sembrava un ritorno al passato, dove il tempo si è fermato. Siamo passati nella piccola scuola elementare/media, un edificio rustico che contiene solo tre aule per tutti gli studenti, dalla scuola d’infanzia alla terza media. Quella mattina, c’era una fila di macchine parcheggiate sul ciglio della strada e c’erano le madri che camminavano mano nella mano con i loro bambini piccoli verso la scuola. Tutti erano emozionati perché era il primo giorno di scuola dopo una lunga vacanza estiva. Altri ragazzi più grandi invece dovrebbero andare in un’altra città per frequentare una scuola superiore. A tal proposito, ho pensato che vivere a Canyon fosse simile a vivere nelle isole Eolie, che avevo visitato in luglio. Da quelle parti, i ragazzi hanno dovuto prendere una barca ogni giorno per frequentare una scuola superiore in Sicilia.
Ci siamo lasciati alle spalle la valle buia e abbiamo seguito la strada tortuosa fino all’inizio del sentiero che si chiama “Circuito dei Mirtilli” vicino alla cresta della collina grande. Spesso qui arriva la nebbia che porta aria più fresca. Quella mattina avevo bisogno di una giacca mentre a casa mia faceva caldissimo. Non aveva piovuto per mesi, quindi il sentiero sterrato era completamente asciutto.
Non ci sono le sequoie sempreverdi sopra la collina ripida, ma al loro posto ci sono querce e allori che possono raggiungere l’acqua sotterranea che rimane sempre sopra uno strato di scisto. Gli alberi fornivano ombra a noi e ai molti piccoli arbusti, felci, e ovviamente mirtilli. È un’area ecologica unica con alcune specie endemiche.
Nel parco sono vietate biciclette, cani e cavalli. Quel giorno non c’erano nemmeno bambini. Ho sentito solo i miei amici parlare e gli uccelli cinguettare. All’improvviso, mentre chiacchieravamo, abbiamo sentito un forte grido provenire dal nostro ex leader, un uomo di circa ottantacinque anni, che era in fondo alla fila degli escursionisti. “Fermatevi! Avete perso la svolta!” L’app sul telefonino del leader non aveva funzionato bene perché non c’era internet. I segni erano pochi. Abbiamo riso perché la memoria di un vecchio, non la tecnologia, ci ha salvato.
Poco dopo abbiamo incontrato quattro donne che salivano velocemente verso di noi. Ci siamo allontanati dallo stretto sentiero per lasciarle passare. Erano le madri che avevamo visto prima mentre accompagnavano i figli a scuola elementare? Avevano ottenuto la libertà per qualche ora? Mi sono detta che se si fossero sbrigate, forse sarebbero potute arrivare a scuola in tempo per riprendere i figli. Che ricordi di maternità mi hanno suscitato.
Gita finita, le mie gambe erano doloranti ma ce l’avevo fatta. Avevo finito l’escursione senza problemi. C’era una nuova leggerezza nel mio cuore. Finalmente, mi sentivo come ci si dovrebbe sentire alla fine di una bella estate.
Elizabeth
Nata negli Stati Uniti
Vive a Orinda