Mi trovo in una città completamente diversa dalla mia. Cammino per le sue strade. Sono perso, eppure questo non mi preoccupa, perché mi sento molto bene.
Questa città mi è sconosciuta, ma sento che esiste già dentro di me, nel mio cuore, nella mia mente, che scorre nelle mie vene.
Lei è un po’ familiare, come se ci fossi già stato.
Non so dove vado, ma non è una preoccupazione per me, mi lascio guidare.
Sono tranquillo, come se la città mi tenesse per la mano.
Vedo il cielo sopra di lei, sento il vento, ascolto i rumori lontani / in lontananza e respiro i profumi delle sue stradine.
A volte lei mi rassicura, mi dice: «Va bene, non preoccuparti, qui non ti può succedere niente».
Ho la sensazione che lei voglia che io la scopra lentamente, un po’ alla volta,
come un amante… Qui una piazza, qui un negozio, un giardino, un’atmosfera, una luce particolare. A volte provo una sensazione di “Déjà-vu”.
Ma soprattutto c’è questa lingua. Una lingua sconosciuta, un po’ misteriosa.
Una lingua che sento per la prima volta, una lingua che mi accoglie, che mi tocca
e mi accarezza.
Una lingua che mi aspettava da sempre, eppure non capisco niente.
Questa nuova lingua (non posso dire «madrelingua»), ma piuttosto, scusate
il neologismo, «nonnolingua», devo impararla perché ormai, mi accompagnerà ovunque, nello spazio e nel tempo, sempre vicino al mio cuore.
È la prima volta che vengo in Italia, in Sicilia, a Catania, nella città di mio nonno.
Ma subito ho l’impressione di cominciare una seconda vita.
Mi viene in mente il libro di Italo Calvino, «Le città invisibili», che ho letto qualche anno fa (in francese).
So che questa città non è facile da ammirare, al contrario di tante altre città italiane molto più belle. Ma per me questa città è, nello stesso tempo, la città dei sogni, la città della memoria e la città del desiderio, ma è soprattutto quella della mia rinascita.
Christian
Nato in Francia
Vive in Parigi