Benvenuta

Come sanno coloro con cui partecipo ai colloqui quindicinali con Ugo, sono più una lettrice che una parlante. Dopo aver imparato una lingua straniera a scuola per un anno, ho iniziato immediatamente a leggere i libri che giacevano in casa. La lettura procedeva lentamente, con l’aiuto di un dizionario. Questi non erano esattamente i libri che un insegnante consiglierebbe a un giovane studente. Così in inglese come primo libro ho letto Satchmo, sulla vita del grande trombettista Louis Armstrong, un libro che avevo trovato nella stanza di mio fratello maggiore, amante del Jazz. In francese era Les trois mousquetairs di Alexandre Dumas, in tedesco Meine Schuhe sind gestolen di Georg Fröschel – solo quest’ultimo era adatto alla mia età. Potete immaginare che i miei insegnanti si meravigliassero delle parole che usavo, che non avrei potuto apprendere dai libri di testo scolastici.

La meraviglia è anche quella che ho provato quando, tredicenne, per la prima volta ho parlato davvero una lingua straniera. Fu mentre con la famiglia trascorremmo le vacanze in Inghilterra presso la figlia di conoscenti dei miei genitori, sposata con un contadino inglese. Si è scoperto che i loro bambini piccoli capivano l’inglese della mia scuola. Sono stata molto felice quando ho trovato lì dei libri inglesi per bambini con cui potevo leggere ai ragazzini. Mi è piaciuto!

La mia esperienza con l’italiano è stata simile. Nei Paesi Bassi avevo seguito per un anno un corso televisivo chiamato ‘Pronto’ che era stato registrato a Lucca, in Toscana.
L’estate successiva i partecipanti hanno potuto frequentare per 14 giorni un corso in loco. Il primo giorno abbiamo fatto in piccoli gruppi con un insegnante una passeggiata attraverso la città con le sue case torri e con le mura. L’insegnante parlava lentamente e con mia sorpresa avevo capito tutto quello che ha detto.

Quella sera passeggiavo per la città con una compagna di studi alla ricerca di un ristorante. Lì abbiamo visto l’annuncio di un concerto in una chiesa. Abbiamo deciso di andarci. Il giorno dopo sono stata salutata tre volte per strada e in un negozio dove compravo qualcosa per pranzo: ‘Ti riconosco. Ieri eri alla musica!’
Potete immaginare che mi sono sentita davvero la benvenuta e che ho preso Lucca nel mio cuore.

I sentimenti cambiano man mano che si invecchia e si acquisisce più esperienza di vita. Quel senso di meraviglia originariamente sentito si è sviluppato. Non c’è solo la felice sensazione di essere compresa e di poter comprendere gli altri. Inoltre, ho la sensazione di avere accesso diretto a un’altra cultura. E questo senza l’intervento di un traduttore o dell’intermediario dirompente di una terza lingua, ad esempio l’inglese. Quella dell’Italia è una cultura calda che è diversa da quella un po’ fredda olandese, ma ci sono anche delle somiglianze, se non altro che entrambe si sono sviluppate da una fiorente potenza urbana (Amsterdam, Venezia) a uno stato nazionale. E ora entrambe le culture dovranno utilizzare tutto ciò che di prezioso c’è al loro interno per contrastare le tendenze nazionaliste prevalenti.

E qual è stato il primo libro che ho letto in italiano? Tanto tempo fa ho letto “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma devo ammettere che allora, per capirlo veramente, avevo ancora bisogno di mettere accanto la traduzione.

Anneke

Nata in Indonesia
Vive a Den Haag