Il mio percorso con la lingua italiana è cominciato circa quattro anni fa, inaugurato da un po’ di curiosità e molto scetticismo. L’istigatore era mio marito, il mio fidanzato a quel tempo. Lui aveva appena iniziato a imparare lo spagnolo con Duolingo ed era stato molto motivato a spingermi a imparare una nuova lingua. Ho resistito per tanto tempo, anche quando lui ha scaricato un’applicazione chiamata HelloTalk, ed essendo una persona molto socievole, era molto entusiasta a parlare con madrelingua spagnoli. Davanti alla sua insistenza, la mia risposta è sempre stata la stessa: “Non credo che si possa imparare una lingua usando applicazioni senza iscriversi in un corso professionale”. Alcuni mesi dopo, ho ceduto. Alla fine, cosa c’era da perdere?
Avanti veloce quattro anni dopo, sono capace di scrivere un testo in italiano, comprensibile da tutti, anche se non è strutturalmente o grammaticalmente perfetto. Leggo anche libri in italiano, guardo spesso serie e film senza sottotitoli, seguo molti account italiani sui social. Ma il più importante è che imparare l’italiano è stata la sola sfida che ho fatto negli ultimi anni. Ero bloccata nella mia routine quotidiana, trascorrendo le mie giornate lavorando all’ospedale, e purtroppo perdendo la mia passione. So che sembra esagerato, ma a quel tempo, studiare l’italiano mi ha rinvigorito, ha dato un senso alla mia esistenza, tanto che ho programmato le mie giornate intorno ad esso.
Finora, sembra una storia con un lieto fine, no? Purtroppo non lo è. Anche se ho fatto molto progresso, il mio Kryptonite rimane sempre la lingua parlata. Quattro anni sono passati e non sono riuscita a superare le mie paure e a parlare con madrelingua, e il fatto che sono introversa mi ha ostacolato ancora di più. Ammetto che ho provato a fare chiamate con alcuni amici italiani, provando una tachicardia intensa risultata dallo squillo del telefono e cedendo dopo dieci minuti di conversazione, velocemente cambiando lingue e continuando in inglese. Insomma, questo metodo non è andato molto lontano.
Quindi ho cambiato tattica e mi sono concentrata sulla lingua scritta. Senza la pressione di essere giudicata (la pressione che infatti è la mia creazione e non riflette la vera reazione della gente con cui sto parlando), ho iniziato a scrivere, e mi sentivo felice di vedere le miei idee scorrere sulle pagine con meno errori di quando parlo, errori che sicuramente risultavano dalla paura e dalla timidezza. E per questa ragione, trovare Studio Pensierini tramite un amico, è stato un piacere. Si può dire che la scrittura di testi sul blog mi ha dato una voce senza dover alzare la mia.
Penso che, dopo aver letto questo testo, sia chiara la mia scelta del titolo. L’apprendimento della lingua italiana rappresenta per me una catapulta che mi ha tirato sempre più lontana dalla mia zona di comfort, ma non è riuscita finora a lanciarmi totalmente sopra le limitazioni e gli ostacoli che creo per me stessa.
Aggiornamento: L’ultima settimana, mentre mi stavo preparando a scrivere questo testo, ho deciso di sfidarmi e ho partecipato a due eventi linguistici, uno con italiani e l’altro con studenti di questa lingua bellissima. Non so per quale motivo ho deciso di fare questo passo adesso; davvero, non ho idea. All’improvviso, mi sono sentita pronta. E…ho parlato. Ho parlato. Ho parlato dopo quattro anni di inibizioni. È troppo difficile descriverlo ma è stato un momento di rivelazione, di libertà. Ho realizzato che posso tirarmi fuori dal testo, smettere di pensare troppo, e solamente vocalizzare alcune parole in un ordine comprensibile e con un livello di grammatica basica… ed ecco… abbiamo una conversazione. Sento che questo sia il primo passo in un lungo percorso nuovo, ma finalmente ho della speranza.
Madeleine
Nata in Libano
Vive in Francia