Il nostro orto

Gaza, Ucraina, Sudan e tanti Paesi con guerre civili, che noi altri non conosciamo. Noi altri, baby boomer, nati dopo la seconda guerra mondiale e quasi tutti in pensione, abbiamo spesso sentito raccontare storie sulla guerra dai nostri genitori e nonni, che sono quasi tutti morti. Dopo abbiamo vissuto per un periodo di quasi 80 anni con pace, fino a quando improvvisamente i Russi hanno invaso l’Ucraina.

Certo, come io ho spesso detto nelle mie lezioni sull’arte, “niente è come sembra.” Ci fu la crisi a Cuba nel 1963, quando il presidente Kennedy minacciò la guerra all’URSS quando i russi avevano piazzato dei missili a Cuba, il cortile di casa dell’America. Grazie al buon senso del presidente Crutshov siamo sfuggiti alla terza guerra mondiale mentre l’uomo di strada era all’oscuro di tutto. Ci furono le guerre in Vietnam, Cambodja (lontano dal nostro letto, ma con milioni di morti negli anni ’50-’70!), ci fu la guerra fredda con la corsa agli armamenti che ebbe un happy-end (lieto fine) con l’accordo storico a Reykjavik nel 1986 tra i presidenti Reagan e Gorbatsjov. Quale ironia che 2 presidenti Russi (Crutshov e Gorbatsjov) hanno allora scelto la pace contro i falchi americani Kennedy e Reagan. “Times are changing” (Bob Dylan) se lo si confronta con quello attuale! Quale contrasto anche tra l’euforia di allora e le immagini orribili di Gaza e Ucraina.

Però dal 2022 la guerra è ben presente nella nostra Europa a meno di 2.000 chilometri da noi in Belgio. Si dice che bisogna essere ottimista per diventare molto vecchio, e forse bisogna imparare a vivere con la paura. Ritorniamo adesso al soggetto stesso. Se fossi in guerra quali cose mi ricorderebbero casa mia?

Primo pensiamo che alla mia età. Io posso sperare solamente che i soldati del mio Paese o di un esercito europeo mi, ci potranno difendere. Dipende anche dal tipo di guerra: se si tratta di una guerra con armi nucleari o chimiche, augurerei per me un “sudden death” piuttosto che essere un mostro distorto con non so quali disturbi. Se invece si tratta di una guerra classica, spero di rifugiarmi con mia moglie a casa dove potremmo mangiare le verdure del nostro orto. Domenica, nei giorni festivi o di compleanno, potremmo prendere una bottiglia di vino o una birra che si trova ancora nel nostro scantinato. Un collega carillonista disse una volta: “Quale tristezza in tempo di guerra, niente fiori, arte, invece macerie e case distrutte, ristoranti chiusi, poche persone sulle strade.”

Tuttavia l’uomo è un sopravvissuto che un giorno riprenderà la sua vita dopo la guerra. Per ora, preferisco non pensare alla guerra!

Mathieu

Nato in Belgio
Vive a Tongeren